Forse sarebbe bastato non perdere la concentrazione dopo il rigore di Cristiano Ronaldo, forse sarebbe bastato tirare fuori il coraggio prima degli ultimi 10 minuti.
Fatto sta che la cosiddetta Lazio B, non è andata allo Stadium per subire, un po’ come il Sassuolo arrivato a Roma.
Inzaghi non poteva fare altrimenti, mentre osservava il vuoto cosmico in panchina ed è stato costretto a buttare nella mischia addirittura Raul Moro, un ragazzetto del 2002.
Una sconfitta contro la squadra dei fenomeni Ronaldo/Dybala/Ramsey, ci sta, soprattutto se hai la rosa decimata.
Decimata e costretta a mettere in castigo Lukaku, privandosi così di un altro giocatore di movimento.
 
La Lazio B ha dimostrato il coraggio delle idee con la paura e la difesa, col rantolo di orgoglio negli ultimi minuti.
E parlando della Lazio post-covid, quella che le ha prese malamente a Lecce, si può asserire tranquillamente che è andata oltre i tragici pronostici che l’avrebbero voluta ferita ed umiliata con un 4-0.
Nessuno ha fatto il fenomeno, certo, ma è stata dignitosa, ci ha provato. 
Ha fatto tenere il fiato a romanisti/interisti/Gasperini e perfino a Sarri, un merito per quelli partiti già ammazzati sulla carta.
Beffata dal gioco più sicuro bianconero, dalla mentalità eternamente vincente di Cristiano Ronaldo.
Ho tirato un sospiro di sollievo, per quanto brutto possa essere, lo ammetto candidamente, rivelo il mio pensiero:
"Menomale avemo perso solo 2-1".
Forse non ho la stessa mentalità eternamente vincente di Cristiano Ronaldo, ma senza Leiva, Lulic, Correa, Radu, Alberto e leggendo un insolito Anderson titolare dal primo minuto, ero avvilita.
Una tirata d’orecchi va data, a ragione, ai maggiori colpevoli di questa sconfitta a tratti immeritata.
Bastos e Luiz Felipe, SPIAZE. Il copione è sempre lo stesso per entrambi, la solita mano di Quissanga, la solita partita doppia faccia di Ramos. Il difensorino cresciuto in un attimo manca di quella "mestieranza" tanto cara a Francesco Acerbi, Stefan Radu. 
"Quant’è bella giovinezza"…. Prima o poi, dopo chilometri macinati in campo, forse Luiz imparerà, sarà meno ingenuo.
Tanta fiducia, sempre però quel – mo’ fa la stronzata-, strozzato in gola ad ogni partita.
Profezia più volte veritiera.
Simo’ ma ‘sto Armini?
Perché spesso i ragazzi hanno "fame" ed è la fame che mangia le partite.
Perché in una Lazio B, forse un ragazzotto si può lanciare, guardare Djavan Anderson per credere.
Ricordo la Lazio che fu fino a marzo, caduta suo malgrado in un campionato atipico, sconvolto da una pandemia che forse è stata per davvero la fine del mondo.
Infortuni mal gestiti, preparazione impreparata, non mercato, alla fine il prezzo si paga di tutto.
La Lazio B ha perso a Torino, ma sicuramente un po’ di ansia in casa bianconera l’ha portata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *